PITTORE NAPOLETANO DEL XVII SECOLO
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Interno di cucina
Olio su tela, cm 165X228
Il quadro in esame mostra aspetti distintivi della scuola napoletana e i caratteri di stile e scrittura suggeriscono l'attribuzione a Giovan Battista Recco (Napoli, 1615-1660) talentuoso naturamortista che annovera tra i suoi familiari il fratello Giacomo e il nipote Giuseppe. Di questa ampia composizione colpisce il senso quasi moderno, indubbiamente influenzato dagli esempi del migliore caravaggismo partenopeo e dalle opere precoci di Velasquez per l'intenso carattere spagnoleggiante, percepibile nei brani che evocano le bodegones di Alejandro de Loarte e di Juan S·nchez Cot·n. La regia luministica tenebrosa indaga i diversi oggetti disposti in primo piano e sul rustico tavolo da cucina, evidenziando e scolpendo le forme, sagomando la granulosit‡ dei limoni, la superfice serica delle uova, delle maioliche e la molle consistenza dei formaggi con una mimesi straordinaria. La luce che scorre e modella, misura lo spazio scenico e prospettico, creando un fortissimo senso realistico avvalorato dal fondale scuro che accentua la concretezza tangibile e al contempo sacra della scena. Per queste motivazioni la critica ha sottolineato le similitudini intellettuali e stilistiche che intercorrono tra il Recco e Giuseppe Ribera, ipotizzando un viaggio del pittore in Spagna. L'opera trova quindi i confronti pi˘ immediati con 'La Dispensa' custodita nella Galleria Nazionale di Palermo, 'La Cucina' gi‡ in collezione Astarita a Napoli e quelle recentemente pubblicate da Nicola Spinosa nel 'Repertorio della pittura del Seicento a Napoli' e da Denis Maria Pagano esposte nella mostra 'Ritorno al Barocco' del 2009, tele plausibilmente databili, pur nella scarsit‡ di riferimenti cronologici, attorno al quinto decennio. Pi˘ difficile Ë invece attribuire il brano di figura e a questo proposito, Ë importante osservare che se durante la seconda met‡ del secolo sono note molteplici collaborazioni tra naturamortisti del calibro di Andrea Belvedere, Giuseppe Recco, Giovanni Battista Ruoppolo e Brueghel con affermati pittori di figura come Giordano o Francesco Solimena, si possiedono esigui esempi simili durante i decenni che precedono la peste del 1656. La nostra cuoca, ad esempio, pare assai prossima a quella di 'Interno di Cucina' pubblicato dalla Pagano (p. 388-389, n. 1.227) e attribuibile ad un autore prossimo a Battistello Caracciolo, mentre quella della scheda successiva (pp. 390-391, n. 1.228) recava un riferimento a Aniello Falcone e ciÚ condurrebbe a una datazione agli anni quaranta, come ipotizza Nicola Spinosa. E' comunque indubbia la contiguit‡ culturale e illustrativa di queste nature in posa con quelle concepite da Giuseppe Ribera fin dai sui anni romani e la stretta correlazione con le Allegorie dei Cinque Sensi, per non dire delle possibili allusioni a carattere religioso di queste straordinarie opere.
Bibliografia di riferimento:
R. Middione, in 'La Natura morta in Italia', II, a cura di F. Porzio e F. Zeri, Milano 1989, p. 890
'I colori del gusto. Civilt‡ della tavola nella pittura napoletana', catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, Roma 2008, pp. 62-85
D. M. Pagano, in 'Ritorno al Barocco da Caravaggio a Vanvitelli', catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, Napoli 2009, pp. 382-393
N. Spinosa, 'Repertorio della pittura del Seicento a Napoli', Napoli 2011, pp. 276-280
Olio su tela, cm 165X228
Il quadro in esame mostra aspetti distintivi della scuola napoletana e i caratteri di stile e scrittura suggeriscono l'attribuzione a Giovan Battista Recco (Napoli, 1615-1660) talentuoso naturamortista che annovera tra i suoi familiari il fratello Giacomo e il nipote Giuseppe. Di questa ampia composizione colpisce il senso quasi moderno, indubbiamente influenzato dagli esempi del migliore caravaggismo partenopeo e dalle opere precoci di Velasquez per l'intenso carattere spagnoleggiante, percepibile nei brani che evocano le bodegones di Alejandro de Loarte e di Juan S·nchez Cot·n. La regia luministica tenebrosa indaga i diversi oggetti disposti in primo piano e sul rustico tavolo da cucina, evidenziando e scolpendo le forme, sagomando la granulosit‡ dei limoni, la superfice serica delle uova, delle maioliche e la molle consistenza dei formaggi con una mimesi straordinaria. La luce che scorre e modella, misura lo spazio scenico e prospettico, creando un fortissimo senso realistico avvalorato dal fondale scuro che accentua la concretezza tangibile e al contempo sacra della scena. Per queste motivazioni la critica ha sottolineato le similitudini intellettuali e stilistiche che intercorrono tra il Recco e Giuseppe Ribera, ipotizzando un viaggio del pittore in Spagna. L'opera trova quindi i confronti pi˘ immediati con 'La Dispensa' custodita nella Galleria Nazionale di Palermo, 'La Cucina' gi‡ in collezione Astarita a Napoli e quelle recentemente pubblicate da Nicola Spinosa nel 'Repertorio della pittura del Seicento a Napoli' e da Denis Maria Pagano esposte nella mostra 'Ritorno al Barocco' del 2009, tele plausibilmente databili, pur nella scarsit‡ di riferimenti cronologici, attorno al quinto decennio. Pi˘ difficile Ë invece attribuire il brano di figura e a questo proposito, Ë importante osservare che se durante la seconda met‡ del secolo sono note molteplici collaborazioni tra naturamortisti del calibro di Andrea Belvedere, Giuseppe Recco, Giovanni Battista Ruoppolo e Brueghel con affermati pittori di figura come Giordano o Francesco Solimena, si possiedono esigui esempi simili durante i decenni che precedono la peste del 1656. La nostra cuoca, ad esempio, pare assai prossima a quella di 'Interno di Cucina' pubblicato dalla Pagano (p. 388-389, n. 1.227) e attribuibile ad un autore prossimo a Battistello Caracciolo, mentre quella della scheda successiva (pp. 390-391, n. 1.228) recava un riferimento a Aniello Falcone e ciÚ condurrebbe a una datazione agli anni quaranta, come ipotizza Nicola Spinosa. E' comunque indubbia la contiguit‡ culturale e illustrativa di queste nature in posa con quelle concepite da Giuseppe Ribera fin dai sui anni romani e la stretta correlazione con le Allegorie dei Cinque Sensi, per non dire delle possibili allusioni a carattere religioso di queste straordinarie opere.
Bibliografia di riferimento:
R. Middione, in 'La Natura morta in Italia', II, a cura di F. Porzio e F. Zeri, Milano 1989, p. 890
'I colori del gusto. Civilt‡ della tavola nella pittura napoletana', catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, Roma 2008, pp. 62-85
D. M. Pagano, in 'Ritorno al Barocco da Caravaggio a Vanvitelli', catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, Napoli 2009, pp. 382-393
N. Spinosa, 'Repertorio della pittura del Seicento a Napoli', Napoli 2011, pp. 276-280
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