PITTORE DEL XVI SECOLO
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Description
Madonna con il Bambino e San Giovannino
Olio su tavola, cm 109,3X85,7
Il dipinto si data al sedicesimo secolo e le analisi a raggi X rivelano un disegno preparatorio di notevole sprezzatura che non deriva da un cartone o da uno spolvero ma compiuto direttamente sulla preparazione. Lo stile, invece, evidenzia la formazione raffaellesca dell'autore e la prossimità con le opere di Giulio Romano (Roma, 1499 - Mantova, 1546). L'artista, che fu uno dei principali collaboratori di Raffaello, nel 1524 si trasferì a Mantova presso la corte di Federico Gonzaga e la sua presenza nella città lombarda determinò la diffusione della pittura raffaellesca, non solo per merito delle opere mantovane ma altresì per le testimonianza lasciate dall'artista a Milano, Parma e Bologna. Questo aspetto porta a riflettere sul peculiare carattere emiliano della tavola in esame, che evoca nei suoi esiti classicisti riflessi dei modi di Correggio e Parmigianino, sia pur rispondente ad una datazione più matura, in analogia con quel classicismo bolognese della seconda metà del secolo. Tuttavia, l'idea di trovarci al cospetto di un artista di formazione capitolina persiste, altresì condizionata dalla presenza di una preparazione manieristica che sembrerebbe a lacca e dall'intravedersi ai raggi X al di sotto della testa della Vergine, un volto dai connotati inquietanti e anch'essi quanto mai memori della ritrattistica di Sebastiano Luciani.
Olio su tavola, cm 109,3X85,7
Il dipinto si data al sedicesimo secolo e le analisi a raggi X rivelano un disegno preparatorio di notevole sprezzatura che non deriva da un cartone o da uno spolvero ma compiuto direttamente sulla preparazione. Lo stile, invece, evidenzia la formazione raffaellesca dell'autore e la prossimità con le opere di Giulio Romano (Roma, 1499 - Mantova, 1546). L'artista, che fu uno dei principali collaboratori di Raffaello, nel 1524 si trasferì a Mantova presso la corte di Federico Gonzaga e la sua presenza nella città lombarda determinò la diffusione della pittura raffaellesca, non solo per merito delle opere mantovane ma altresì per le testimonianza lasciate dall'artista a Milano, Parma e Bologna. Questo aspetto porta a riflettere sul peculiare carattere emiliano della tavola in esame, che evoca nei suoi esiti classicisti riflessi dei modi di Correggio e Parmigianino, sia pur rispondente ad una datazione più matura, in analogia con quel classicismo bolognese della seconda metà del secolo. Tuttavia, l'idea di trovarci al cospetto di un artista di formazione capitolina persiste, altresì condizionata dalla presenza di una preparazione manieristica che sembrerebbe a lacca e dall'intravedersi ai raggi X al di sotto della testa della Vergine, un volto dai connotati inquietanti e anch'essi quanto mai memori della ritrattistica di Sebastiano Luciani.
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PITTORE DEL XVI SECOLO
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