GIOVANNI BATTISTA SALVI detto IL SASSOFERRATO
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(Sassoferrato, 1609 - Roma, 1685)
Madonna col Bambino
Olio su tela, cm 48X39
Allievo del Domenichino e raffinato interprete della tradizione rinascimentale, in modo particolare di Raffaello, il Sassoferrato elabora uno stile dalla straordinaria perfezione formale, esprimendo con un disegno preciso e stesure raffinate atte a creare delicate immagini mariane. La fortuna critica e collezionistica si evince dalle innumerevoli repliche autografe e non, in cui il distinguo attributivo si coglie, come nel nostro caso, osservando la qualità sostenuta, percepibile nelle stesure, nella descrizione dei capelli, del volto e delle labbra. Anche l'analisi del cretto suggerisce una datazione compatibile con l'autore, che in piena età barocca realizza immagini senza tempo, quasi metafisiche. E' importante notare che rispetto ad altre invenzioni iconografiche concepite dall'autore, questa in esame è nota in limitatissime versioni di cui l'opera prima si può riconoscere nella tela custodita al Wellington Museum a Apsley House (olio su tela, cm 49,2X39,3- WM 1614-1948). Un'altra redazione si trova alla Galleria Corsini di Roma e infine si deve ricordare quella della Galleria Altomani a Pesaro pubblicata da Massimo Pulini (cfr. M. Pulini, 'Il Sassoferrato, un preraffaellita tra i puristi del Seicento', catalogo della mostra a cura di M. Pulini, Milano 2009, pp. 78 - 79, n. 3). Queste opere tradiscono chiaramente l'ascendenza reniana della tela di Collezione Spencer a Althorp, riuscendo a evocare in modo esemplare il sentimento materno della Vergine e il rapporto immediato che il Bimbo intrattiene con l'osservatore.
Madonna col Bambino
Olio su tela, cm 48X39
Allievo del Domenichino e raffinato interprete della tradizione rinascimentale, in modo particolare di Raffaello, il Sassoferrato elabora uno stile dalla straordinaria perfezione formale, esprimendo con un disegno preciso e stesure raffinate atte a creare delicate immagini mariane. La fortuna critica e collezionistica si evince dalle innumerevoli repliche autografe e non, in cui il distinguo attributivo si coglie, come nel nostro caso, osservando la qualità sostenuta, percepibile nelle stesure, nella descrizione dei capelli, del volto e delle labbra. Anche l'analisi del cretto suggerisce una datazione compatibile con l'autore, che in piena età barocca realizza immagini senza tempo, quasi metafisiche. E' importante notare che rispetto ad altre invenzioni iconografiche concepite dall'autore, questa in esame è nota in limitatissime versioni di cui l'opera prima si può riconoscere nella tela custodita al Wellington Museum a Apsley House (olio su tela, cm 49,2X39,3- WM 1614-1948). Un'altra redazione si trova alla Galleria Corsini di Roma e infine si deve ricordare quella della Galleria Altomani a Pesaro pubblicata da Massimo Pulini (cfr. M. Pulini, 'Il Sassoferrato, un preraffaellita tra i puristi del Seicento', catalogo della mostra a cura di M. Pulini, Milano 2009, pp. 78 - 79, n. 3). Queste opere tradiscono chiaramente l'ascendenza reniana della tela di Collezione Spencer a Althorp, riuscendo a evocare in modo esemplare il sentimento materno della Vergine e il rapporto immediato che il Bimbo intrattiene con l'osservatore.
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GIOVANNI BATTISTA SALVI detto IL SASSOFERRATO
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