Antonio Mancini (roma 1852 – 1930) - May 26, 2016 | Minerva Auctions In Italy
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Antonio Mancini (Roma 1852 – 1930)

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Antonio Mancini (Roma 1852 – 1930)
Antonio Mancini (Roma 1852 – 1930)
Item Details
Description
Il cappello di paglia, 1880olio su prima tela, cm 48 x 38firmato, iscritto e datato in alto a sinistra: A. Mancini / di Roma.Napoli 80Sul retro, sulla cornice: etichetta relativa alla Mostra della pittura napoletana del '600, '700, ‘800 (Napoli, 1938).The straw hat, 1880oil on canvas, 48 x 38 cmsigned and dated upper left PROVENIENZA: Raccolta Barone Berlingieri;Raccolta Papocchia;Propriet Giosi.ESPOSIZIONI:1931, Roma;1938, Napoli. BIBLIOGRAFIA: N. G. Fiumi, Ritratti di Antonio Mancini, in "The Studio", vol. 95, n. 419, febbraio 1928 p. 89; A. Lancellotti, Antonio Mancini, Istituto Nazionale "Luce", Bergamo 1931, n. 4 ripr.; A. Lancellotti, La prima quadriennale d'arte nazionale, Roma, catalogo della mostra, Edizioni Enzo Pinci, Roma 1931, p.21 ripr.; C. Lorenzetti, La giovinezza di Antonio Mancini e il Reale Istituto di Belle arti di Napoli, parte II, in "Rassegna dell'Istruzione Artistica", II, maggio 1931, n. 3., p. 156; Prima quadriennale d'Arte nazionale - Mostra retrospettiva di Antonio Mancini 1852 - 1930, Roma, gennaio - giugno 1931, Edizioni Enzo Pinci, Roma 1931, n. 24 ripr. (controcopertina); P. Scarpa, Capolavori di Antonio Mancini - alla "Quadriennale" Romana d'Arte, in "Il Messaggero", 6 maggio 1931, p. 3; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell'Ottocento, Casa Editrice Artisti d'Italia, Milano 1934, p. 389; Piccola guida della mostra della pittura napoletana del '600 -'700 - '800, Castelnuovo, Napoli, marzo-giugno 1938. p. 110, sala XXVII; M. Borghi, Galleria d'artisti italiani. Antonio Mancini, in "Rivista delle Province", Roma, a. LII, n. 1, gennaio 1960, p. 47; A. Schettini, La pittura napoletana dell'800, E.D.A.R.T., Napoli, 1967, vol. II., p. 172. Opera registrata presso l'Archivio Mancini con il codice 95 (8)0168AV . L'opera inserita nel Catalogo Ragionato dei dipinti di Antonio Mancini di prossima pubblicazione, a cura di Cinzia Virno, De Luca Editori d'Arte, Roma.Si presenta qui un nucleo di opere di Mancini che offre un’ampia panoramica di tecniche ed epoche assai rappresentative del pittore romano. Dei tre quadri ad olio su tela, il primo in termini cronologici è Il cappello di paglia (lotto 189), del 1880: una testa di fanciulla, con cappellino decorato a motivi floreali, tra uno sfondo di rami fronzuti e un mazzo di foglie e spighe. Per questo dipinto il pittore utilizza la bella modella bruna che ritroviamo in altre opere di quegli anni, la stessa del noto quadro Si vende, distrutto nel secondo conflitto mondiale. Il cappello di paglia, opera nota e particolarmente apprezzata, è realizzato da Mancini due anni dopo il suo definitivo rientro da Parigi. Tuttavia, per i colori brillanti e per l’ariosa composizione naturalistica, è facile riconoscerlo come un’opera ancora pienamente concepita nell’ottica del mercato francese.La carriera di Mancini è scandita da una lunga serie di autoritratti, buona parte dei quali risalgono agli anni Dieci e Venti del Novecento.Rientra in questa fase anche quello in asta (lotto 190), realizzato intorno al 1918. Qui, sullo sfondo di un’ampia tenda sui toni del giallo dorato, il pittore si dipinge a mezza figura in abiti da Pierrot. Un“mascheramento” che adotta per sé stesso anche nell’opera già proprietà Maiorani pubblicata nel 1967 da Alfredo Schettini.Successiva di qualche anno è la ridente Fanciulla con mandola (lotto 191), per la quale, con abito e cappellone nero, posa la nipote più giovane, Domenica, detta “Mimmetta”. Quest’opera, esposta per la prima volta a New York nel 1926, riprende un soggetto caro all’artista: quello del suonatore. Tale tematica, partendo dagli anni Settanta con opere come Il piccolo savoiardo della collezione Rossello, abbraccia l’intera sua carriera artistica, evolvendosi nelle forme e nello stile, dai più significativi esempi di verismo partenopeo ad opere che, come questa, rientrano appieno nella modernità del gusto novecentesco.Due peculiari esempi delle molteplici ricerche artistiche del pittore sono riconoscibili nelle piastrelle a monocromo, una in rosso seppia, l’altra in nero (lotti 198 e 197), nelle quali, tra turbinanti strisciate di colore, perlopiù steso con il polpastrello, si riconoscono rispettivamente una donna seduta e un paio di volti. E’ questa la tecnica che il pittore utilizzava anche sui piatti di ceramica che usava regalare ad amici o commensali a fine pasto: pezzi assolutamente originali realizzati in pochi istanti con gestualità sicura ed incredibile perizia.Risalente all’ultimo ventennio anche il gruppo di disegni e studi: figure femminili, una Madonna col Bambino -in cui perpetua i canoni di un’iconografia a lui particolarmente cara- un ritratto di profilo, quasi a figura intera, del più volte rappresentato nipote Alfredo. Si tratta, in questo caso, di opere realizzate su carta con il tratto veloce e sicuro che gli è proprio e i materiali che predilige: dal carboncino, ai pastelli colorati, al gessetto. Tutti pezzi esemplificativi delle eccezionali qualità, anche disegnative, dell’artista romano (lotti 193-196 e 199-201).Da quando nel 1893 il padre Paolo si trasferisce da Napoli a Roma per vivere con lui, l’artista lo utilizza sempre più frequentemente come modello dei suoi quadri. Tuttavia, pur essendosi cimentato nella scultura solo in casi rarissimi, nel 1910, un anno prima che ne avvenga la morte, Mancini realizza del genitore una testa in bronzo a grandezza naturale di cui fonderà solo pochi esemplari con varianti. La versione più celebre è quella qui presentata, rimasta sempre presso l’artista e poi passata ai nipoti (lotto 192). Esposta alla mostra degli Amatori e cultori del 1917 la scultura è notata da Lancellotti che la commenta su Emporium: “…Il Mancini ci dà una solida testa del padre, fusa in bronzo che attesta come egli sia solido e vivace anche quando lascia il pennello per la stecca…”.Particolarmente legato a questo ritratto paterno, l’artista lo inserisce, come elemento compositivo, in alcuni dipinti degli anni Venti. Tra questi è Il garofano rosso in cui è chiaramente visibile in alto sullo sfondo, posto a sovrastare la figura femminile e campeggiando fieramente quasi al centro della tela (fig. 1, vedi catalogo in PDF sul nostro sito www.minervaauctions.com).Cinzia Virno, Aprile 2016
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Antonio Mancini (Roma 1852 – 1930)

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