MICHELE ROCCA
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Description
(Parma, 1671 - Venezia, 1751)
Pan e Siringa
Olio su tela, cm 60X92
Il Rocca, detto anche Parmigianino il giovane o Michele da Parma, svolse gran parte della sua attività a Roma, dove è documentato dal 1691 al 1730. Nella città dei papi frequentò il colto entourage del cardinale Ottoboni, con Francesco Trevisani e Sebastiano Conca. La produzione conta prevalentemente opere da cavalletto raffiguranti delicate scene mitologiche e arcadiche, eseguite con un raffinato gusto classicista suggestionato dagli esempi aulici del rinascimento emiliano e una manifesta sensibilità rocaille. La sua arte, decorativa e felicemente salottiera, fu ben accolta dai collezionisti dell'epoca e non poche sono le scene in cui la sensualità è velata da presupposti letterari, con le figure in pose languide e costruite con stesure fluide e rapide. Risiede in questa formula illustrativa il notevole successo dell'artista, altresì attestato dalle repliche autografe dei soggetti. Nel nostro caso, la tela trova confronto con quella esitata presso Christie's del 15 marzo 1992, lotto 174 (Sestieri, p. 165, n. 4°), che il Sestieri evidenzia per dimostrare come il percorso dell'artista 'non fu poi così monotono ed unitario'.
Bibliografia di riferimento:
E. Debenedetti, C. Pergoli Campanelli, Un punto su Michele Rocca, in Roma il Tempio del vero gusto. La pittura del Settecento romano e la sua diffusione a Venezia e a Napoli, atti del convegno a cura di E. Borsellino e V. Casale, Firenze 2001, pp. 59-66
G. Sestieri, Michele Rocca e la pittura rococò a Roma, Firenze 2004, pp. 218-219
Pan e Siringa
Olio su tela, cm 60X92
Il Rocca, detto anche Parmigianino il giovane o Michele da Parma, svolse gran parte della sua attività a Roma, dove è documentato dal 1691 al 1730. Nella città dei papi frequentò il colto entourage del cardinale Ottoboni, con Francesco Trevisani e Sebastiano Conca. La produzione conta prevalentemente opere da cavalletto raffiguranti delicate scene mitologiche e arcadiche, eseguite con un raffinato gusto classicista suggestionato dagli esempi aulici del rinascimento emiliano e una manifesta sensibilità rocaille. La sua arte, decorativa e felicemente salottiera, fu ben accolta dai collezionisti dell'epoca e non poche sono le scene in cui la sensualità è velata da presupposti letterari, con le figure in pose languide e costruite con stesure fluide e rapide. Risiede in questa formula illustrativa il notevole successo dell'artista, altresì attestato dalle repliche autografe dei soggetti. Nel nostro caso, la tela trova confronto con quella esitata presso Christie's del 15 marzo 1992, lotto 174 (Sestieri, p. 165, n. 4°), che il Sestieri evidenzia per dimostrare come il percorso dell'artista 'non fu poi così monotono ed unitario'.
Bibliografia di riferimento:
E. Debenedetti, C. Pergoli Campanelli, Un punto su Michele Rocca, in Roma il Tempio del vero gusto. La pittura del Settecento romano e la sua diffusione a Venezia e a Napoli, atti del convegno a cura di E. Borsellino e V. Casale, Firenze 2001, pp. 59-66
G. Sestieri, Michele Rocca e la pittura rococò a Roma, Firenze 2004, pp. 218-219
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MICHELE ROCCA
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