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Description
(Montevarchi, 1600 - Firenze, 1659)
Allegoria della Giustizia che costringe Fortuna ad arrendersi alla Nemesi
Olio su tela ottagonale, cm 120,5X96,5
Il dipinto raffigura l'Allegoria della Giustizia che costringe la Fortuna ad agire con onestà per non cadere vittima di Nemesi, la dea della dovuta punizione. L'iconografia denota la profonda cultura dell'artista, che in questo caso, trova ispirazione nel celebre testo di Cesare Ripa edito a Roma nel 1593 (cfr. C. Ripa, Iconologia Milano 1992, p. 162). Il fare pittorico, lo stile e la tipologia dei volti aderiscono pienamente allo stile di Giovanni Martinelli, esponente di spicco nel panorama della pittura fiorentina di primo Seicento, che formatosi nella bottega di Jacopo Ligozzi si trasferì a Roma tra il 1621 e il 1625 dove studiò le opere di impronta naturalistica. Rientrato a Firenze, il pittore dipinse importanti pale d'altare, ma in particolar modo, si specializzò nella pittura a mezze figure a tema sacro e profano, esprimendo una vera e propria suggestione di Francesco Furini e della maniera gentileschiana.
L'opera è corredata da una scheda critica di Sandro Bellesi.
Bibliografia di riferimento:
S. Bellesi, I quadri allegorici, in Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino, catalogo della mostra a cura di A. Baldinotti, B. Santi e R. Spinelli, Firenze, 2011, p. 54, fig. 13
D. Pegazzano, N. Bastogi, in Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino, catalogo della mostra a cura di A. Baldinotti, B. Santi e R. Spinelli, Firenze, 2011, pp. 102-119, nn. 1.5; 1.11
AA.VV., Giovanni Martinelli da Montevarchi pittore in Firenze, Firenze 2011, ad vocem
Allegoria della Giustizia che costringe Fortuna ad arrendersi alla Nemesi
Olio su tela ottagonale, cm 120,5X96,5
Il dipinto raffigura l'Allegoria della Giustizia che costringe la Fortuna ad agire con onestà per non cadere vittima di Nemesi, la dea della dovuta punizione. L'iconografia denota la profonda cultura dell'artista, che in questo caso, trova ispirazione nel celebre testo di Cesare Ripa edito a Roma nel 1593 (cfr. C. Ripa, Iconologia Milano 1992, p. 162). Il fare pittorico, lo stile e la tipologia dei volti aderiscono pienamente allo stile di Giovanni Martinelli, esponente di spicco nel panorama della pittura fiorentina di primo Seicento, che formatosi nella bottega di Jacopo Ligozzi si trasferì a Roma tra il 1621 e il 1625 dove studiò le opere di impronta naturalistica. Rientrato a Firenze, il pittore dipinse importanti pale d'altare, ma in particolar modo, si specializzò nella pittura a mezze figure a tema sacro e profano, esprimendo una vera e propria suggestione di Francesco Furini e della maniera gentileschiana.
L'opera è corredata da una scheda critica di Sandro Bellesi.
Bibliografia di riferimento:
S. Bellesi, I quadri allegorici, in Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino, catalogo della mostra a cura di A. Baldinotti, B. Santi e R. Spinelli, Firenze, 2011, p. 54, fig. 13
D. Pegazzano, N. Bastogi, in Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino, catalogo della mostra a cura di A. Baldinotti, B. Santi e R. Spinelli, Firenze, 2011, pp. 102-119, nn. 1.5; 1.11
AA.VV., Giovanni Martinelli da Montevarchi pittore in Firenze, Firenze 2011, ad vocem
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GIOVANNI MARTINELLI
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