FRANCESCO CHIAROTTINI
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Description
(Cividale del Friuli, 1748 - 1796)
Architettura fantastica
Olio su vetro, cm 52,5X68,5
'Da giovinetto dimostrò subito il suo spirito vivace ed insinuante e si applicò a considerare le pitture antiche che si osservano in questa città', così scrive nel 1796 Giovan Battista Belgrano a Girolamo de Rinaldis che era in procinto di scrivere il suo Della Pittura Friulana. Saggio Storico edito nel 1798. Mentre ulteriori notizie si acquisiscono leggendo la Storia delle Belle Arti Friulane del Maniago, in cui è delineata la formazione del Chiarottini. Compiuti i primi studi nella città natale si trasferì a Venezia nel 1760 per perfezionare la sua vocazione con il Pozzo, il Fontebasso e infine con il Mengozzi Colonna, per poi iscriversi all'Accademia avendo come maestri il Guarana, il Maggiotto, e Giandomenico Tiepolo. Dopo un breve soggiorno a Udine, il pittore si trasferì a Bologna, dove, grazie all'influenza del Bibbiena, iniziò a dedicarsi alla scenografia teatrale, attività che lo condusse a Firenze, Napoli e Roma (1780-82). Rientrato in Friuli, l'artista svolse la sua attività e grazie agli insegnamenti del Tiepolo, su come ben eseguire la pittura a fresco, si dedicò con profitto alla decorazione. La tela in esame si può interpretare quale studio per una scenografia o un affresco, in analogia con quelli realizzati agli anni 1788-1790 a Villa Foramitti a Cividale del Friuli e pubblicati dal Grassi (pp. 69-73, n. 18). In queste creazioni si nota una adesione alle poetiche del Bibiena, con la 'prospettiva per angolo' che è tipica del suo linguaggio ottico, insieme alle citazioni di Pietro Gaspari (Venezia, 1720-1785).
Bibliografia di riferimento:
M. De Grassi, Francesco Chiarottini 1648-1796, Monfalcone 1996, ad vocem
Architettura fantastica
Olio su vetro, cm 52,5X68,5
'Da giovinetto dimostrò subito il suo spirito vivace ed insinuante e si applicò a considerare le pitture antiche che si osservano in questa città', così scrive nel 1796 Giovan Battista Belgrano a Girolamo de Rinaldis che era in procinto di scrivere il suo Della Pittura Friulana. Saggio Storico edito nel 1798. Mentre ulteriori notizie si acquisiscono leggendo la Storia delle Belle Arti Friulane del Maniago, in cui è delineata la formazione del Chiarottini. Compiuti i primi studi nella città natale si trasferì a Venezia nel 1760 per perfezionare la sua vocazione con il Pozzo, il Fontebasso e infine con il Mengozzi Colonna, per poi iscriversi all'Accademia avendo come maestri il Guarana, il Maggiotto, e Giandomenico Tiepolo. Dopo un breve soggiorno a Udine, il pittore si trasferì a Bologna, dove, grazie all'influenza del Bibbiena, iniziò a dedicarsi alla scenografia teatrale, attività che lo condusse a Firenze, Napoli e Roma (1780-82). Rientrato in Friuli, l'artista svolse la sua attività e grazie agli insegnamenti del Tiepolo, su come ben eseguire la pittura a fresco, si dedicò con profitto alla decorazione. La tela in esame si può interpretare quale studio per una scenografia o un affresco, in analogia con quelli realizzati agli anni 1788-1790 a Villa Foramitti a Cividale del Friuli e pubblicati dal Grassi (pp. 69-73, n. 18). In queste creazioni si nota una adesione alle poetiche del Bibiena, con la 'prospettiva per angolo' che è tipica del suo linguaggio ottico, insieme alle citazioni di Pietro Gaspari (Venezia, 1720-1785).
Bibliografia di riferimento:
M. De Grassi, Francesco Chiarottini 1648-1796, Monfalcone 1996, ad vocem
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